Mi sono capitati gli anni addosso
non che me ne abbia a male
ma ci sarebbe da considerare
quanto gravano ai miei più grandi amori
_figli, se voi sapeste i miei pensieri!_
dalla rupe Tarpea precipitare
non averne il coraggio è incomprensibile
a me che la sfidai nei tempi acerbi
ora basterebbe una spinta e
sarebbe ancora amore
mi vivo un po’ alla chetichella
attenta a non tradirmi
mandandomi affanculo quando occorre
_occorre di frequente_
in un vagabondare altalenante
tra gesti ed abitudini
che fanno di una vita
poco più di una virgola
“ma tu, quant’ann vuo’ campa’?”
la voce di mio nonno
cadeva sulle spalle di mia nonna
lei con mezzo sorriso
“chell ch’abbasta pe’ te suppurtà’”
cristina bove 
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Chiedessero a me quanto voglio vivere
_ ché non frega di domandarmelo proprio
ad anima viva e me lo domando da sola _
risponderei con certezza “Sono stanca”.
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“ma tu, quant’ann vuo’ campa’?”
è una domanda retorica del dialetto napoletano, un modo per dire a chi si affanna a progettare senza sosta, aspettando chissà quali risultati: rallenta, accontentati: la vita è breve.
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Ho capito perfettamente il senso.
Ciò non toglie niente a come sto.
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mi dispiace. purtroppo la stanchezza è mal comune, a volte quasi non ce la si fa a resistere. eppure bisogna continuare…
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Dici?
Mica me lo ha ordinato il medico… anzi.
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io resisto per i miei figli.
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Anche io: non avessi avuto mia figlia sarei già altrove.
E, mai come in questi giorni, mi sono sentita così tanto
ferita… quasi vittima d’un flusso emorragico di cattiveria
_ mista a noncuranza _ che non riesco a sopportare più.
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