ruvidezza di versi negli stagni
fanghi annessi
tinte disordinate per enunciare il niente
il battito del sasso che non cade
il solcamento nella sabbia che
non lascia traccia in un giardino zen
piove la vita nei pantani e piove
la guazza dei colori da star male
_refugium peccatorum_ sconfessare
ogni disarmonia
disattivare l’audio a canti e cori
allontanarsi e chiudere finestre
altro non si può fare
e aprirne altrove, a mezzogiorno o quando
il cielo si rifugia nella stanza
“Altro non si può fare”. Purtroppo è vero. Chiudiamo finestre e ne apriamo altre, nella speranza di catturare cieli. Io rimango nella mia stanza ad aspettare qualcosa che non arriva e mi chiedo che senso abbia. Dovrei uscire e affrontare la vita degli stagni, tanto per fare qualcosa.
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ma no, Guido, meglio il piccolo lembo di cielo nella stanza…
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Come si fa piccolo il mondo! Eppure in una stanza ci può stare tutto, come dentro una mano.
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infatti, Narda.
ciao 🙂
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L’infinito montaliano rivisitato ad hoc , senza soggezioni come è giusto che sia .
Sempre in gamba .
leopoldo attolico –
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non è una rivisitazione, Leopoldo, è una cosa scritta d’impulso, per non riuscire a digerire determinati comportameni: invece di polemizzare, scrivo.
grazie
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