Videro fuochi di sant’Elmo
aprire il nero come fosse un foglio
un mare obliquo
mare
mare
mare!
navigavano vene da contratto
senza diritto di mugugno
ma d’inventarsi un cielo sì
lo fecero grondante di bitume
piovvero inferno e sangue
il Capitano
s’accorsero nell’attimo d’un lampo
leggeva poesie sul cassero fiammante
o marinaio
mio marinaio
parodiava una voce di balena
arpione in gola
non suonare campane
il gelo ha già ghermito le tue braccia
e le ghirlande
barcollano battendo le fiancate
nessuno scenderà da questa nave
marzo 2012
🙂
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ora come allora
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Stupenda.
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grazie!
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Tutto ciò che il mare ha visto dalla sua creazione, da qui all’eternità!
Suggestiva, l’amato mare ti ringrazia.
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l’amato amaro mare…
e io ringrazio te per essere passata 🙂
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—passo sempre, leggo e a volte non commento: che potrei dire ormai della tua Poesia che non ho già detto? Mi emoziona…
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è bello farti emozionare!
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triste poesia che ricorderemo….. sempre bella!
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grazie, Ernestina!
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tristemente vera questa tua poesia che toglie il disincanto, e mostra quanto invece sta davanti e dentro un viaggio in cui chi spera è spesso tragicamente chi perde tutto:sogno, passato, futuro e nome.
f
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il mio pensiero lo conosci, carissima Ferni, e sai anche quanto ci sia di sofferto nelle mie parole…. parole, appunto, che non so acosa possano servire, se nona condividere il disincanto.
ti abbraccio
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