E vivo al posto suo
da quella notte del trentuno agosto
che lei precipitò dalla ringhiera
e poi si addormentò sul marciapiede
io me ne andai
lasciandola sul posto__ e venni al mondo
pagandomi l’accesso dal balcone
Però le ho sempre raccontato tutto
e lei non ha mai smesso di volare
__non si ricorda d’essere atterrata__
: sogna di me piombata sull’asfalto
sagoma disegnata con il gesso
e nel suo sogno lei si crede viva
ed io nel mio fingo d’essere morta
diventeremo una
quando saremo entrambe risvegliate
e con un solo battito di ali
riprenderemo il viaggio di ritorno
L’ha ribloggato su marcellocomitinie ha commentato:
Bisogna portarli incisi sulla pelle e nell’anima i versi che si scrivono in maniera insuperabile. Altro mezzo la crudeltà della vita non ci concede.
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già…
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grazie, Marcello, è vero, la crudeltà della vita non è mai compensata dagli eventi felici.
scrivere versi mi aiuta molto.
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Gli eventi felici (se mai esiste la felicità) fanno un tutt’uno con la vita. Come potrebbero mai compensarne la crudeltà?
E i versi? Cosa fanno i versi se non leccare la crudeltà della vita, aiutarci ad assaporarne tutto l’amaro?
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Bisogna portarli incisi sulla pelle e nell’anima i versi che si scrivono in maniera insuperabile. Altro mezzo la crudeltà della vita non ci concede.
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Morire quanto necessario, senza eccedere.
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato.
Wislawa Szymborska
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cara Elisabetta, credo che mi sia accaduto qualcosa di simile più di cinquant’anni fa: la ragazza che si risvegliò dal coma, dopo essersi suicidata saltando dal quarto piano, non era più quella di prima… sapevo di avere ancora quel corpo, ma la mia anima si era ampliata in consapevolezze nuove, non più monade e nemmeno duale, semplicemente molteplice.
commovente l’alternarsi del ricordo di tua madre, lo scambio delle anime.
il 31 agosto è davvero rinascita
ti abbraccio
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Da non poter commentare per le emozioni che suscita!
Ma…chi, come me, non conosce il movente che ha ispirato questa tua poesia, si lascia trasportare da un diversa sensazione.
Io qui vedo meravigliosamente rappresentato il processo della metensomatosi, trasmigrazione dell’anima da un corpo umano ad un altro corpo umano.
Nella vita ultraterrena, quando l’anima sarà finalmente libera, i due ipotetici corpi si fonderanno in uno, che potrà dissolversi confluendo nell’energia universale.
(p.s mi prende particolarmente la data del 31 agosto: nello stesso giorno di 15 anni fa morì mia madre, e da allora, di notte, nel sogno, la mia anima migra da me a lei; e lei ritorna a me durante il giorno…)
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Ci sono silenzi e silenzi.
Alcuni contengono il nulla
– vuoto cosmico, distanza siderale –
ma altri contengono a fatica il tutto.
A noi – almeno – il privilegio e il dono
di provare a comprenderli.
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ci sono silenzi freddi come l’indifferenza verso chi ha veramente amato
e ci ha creduto…
ma è vero, resta il dono dell’accoglienza e comprensione di anime sorelle.
ed è conforto
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La commozione non riesce a trovare se non una parola: grazie.
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🙂
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E’ stupenda, commovente e metafisica.
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grazie, Aitan!
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Una poesia meravigliosamente toccante, struggente e – quasi – incomprensibile ai più.
Un groppo in gola che diventa raro privilegio perché non è dato a tutti di sapere che tu sai persino volare… ❤
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sempre tanto cara!
la tua capacità di comprendere il silenzio è commovente. grazie! ❤
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L’ha ribloggato su lementelettriche.
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