Il sortilegio
il fuoco dei miei occhi quando
c’era scritto il tuo nome dentro
_si stupivano i fermi delle porte_
e tu pensavi fosse già finito
l‘attimo consenziente
ti liberavi dalle coordinate
con il respiro corto
forse pensavi
che ti bastasse andare
per farmi scomparire
_io che morivo lenta_
restavo senza farmi più vedere
fabbricando una casa di parole
: scrissi d’amore tutte le pareti
ma tu ti dichiarasti analfabeta
ora che sono pietra
mi stanno ricoprendo muschi e rovi
ho superfici inutili
_non sapevo di specchi_
e sono l‘antro della mia gorgone
prigione e prigioniera
attenta a non riflettere il mio sguardo
e fatalmente ritornare donna
Ho davvero poche parole se non – bellissima – e ancora bellissima. Mi hai commossa Cristina perché con te ci si abitua a voli siderali ma questa mi stringe i polsi e mi tiene
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so che conosci ciò che ha ispirato questi versi, cara Doris, lo so.
la commozione è reciproca
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Splendida, Cri. ❤
Ho colto, sì.
"prigione e prigioniera
attenta a non riflettere il mio sguardo
e fatalmente ritornare donna"
E come si può non cogliere?
Ascolto i tuoi versi che suonano in me e… sto in silenzio.
Ti abbraccio forte, Cri cara
gb
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un abbraccio anche da me ❤
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E’ terribile sentirsi l’antro della tua Gorgone; ma se pietra sei, che altro può fare la mitica bestia. Specchio e specchiera, simmetria del vivente e del non vivente: vivere è una gloriosa maledizione da cui si sfugge con un atto terrifico.
I tuoi versi sono fermi, saldi, seguono docilmente la musica del pifferaio, sei tu che suoni e tu che avanzi… e invano hai scritto d’amore e di canti sorgivi. Avanti jusque à l’adieu.
Narda.
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in fondo credo che l’antro sia la casa di ciascuno, e forse la Medusa rappresenta la vita: un rischio da affrontare tra due specchi: il corpo e l’anima…
jusque à l’adieu.
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L’ha ribloggato su lementelettrichee ha commentato:
Quando ti leggo – il sortilegio – lo fai tu.
Adesso mi sembra d’essere distaccata.
Trasportata in una “Terra di mezzo”.
[ E come portati via
si rimane.]
– Ecco: questa è la poesia col tuo nome!
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Quando ti leggo – il sortilegio – lo fai tu.
Adesso mi sembra d’essere distaccata.
Trasportata in una “Terra di mezzo”.
[ E come portati via
si rimane.]
– Ecco: questa è la poesia col tuo nome!
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grazie di averla trasportata da te!…
io mi ritengo fortunata ad essere così profondamente accolta.
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La tua poesia sta aumentando l’ incisività e l’ icasticita’ che già possedeva. Leggerti è percepire le parole come un qualcosa di ineludibile che costringe a fermarsi a pensare, che non si lascia dimenticare.
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grazie di fermarti a leggere e pensare! è una grande gioia.
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