Un dito nel costato della nuvola
appura il non consistere
siamo l’immensità racchiusa in atomi
l’umano tratteggiato in lineamenti
se avessimo negli occhi
cristallini elettronici
vedremmo solamente spazi liberi
e non sapremmo darci forma
saremmo dei fantasmi subatomici
scompattati nel volo delle polveri
forse di noi la voce
sarebbe il nome di ciascuno
il timbro unico e proprio d’ogni origine
nell’apparenza e nella dispersione
_l’Aria che tira
articola e respira venti e versi_