Così come il nulla, che non può essere concettualizzato se non in relazione al tutto.
È assente qualcosa o qualcuno di cui si ha contezza e che risulta attualmente inaccessibile alle nostre percezioni psicofisiche. Nel concreto, l’assenza è asseribile perché è la proiezione mentale di ciò che è pensabile anche se non sperimentabile nell’immanenza. Ma quando avvertiamo il senso di vuoto, quando urge il desiderio di uno stato beatifico, da dove proviene la certezza che questo stato esista?
Quando ipotizziamo una condizione altra da quella immediata sensoriale, a quale stato ci riferiamo? Come possiamo averne l’idea? E perché ne serbiamo una costante nostalgia?
Dal momento che ci riferiamo all’assenza come non presenza, una persona è assente quando potrebbe essere con noi ma non c’è, tuttavia è raggiungibile con altri mezzi, telefono, video, corrispondenza epistolare.
Quando una persona muore si è consapevoli della sua assenza, ma solo come privazione fisica, perché la sua presenza persiste nella memoria.
Ed è probabilmente dal desiderio di una continuità percettiva che nascono tutte le congetture di dimensioni metafisiche, di altri stati dell’essere e relative infinità di ipotesi.
Restando sul piano in cui sperimentiamo l’esistenza, possiamo solo dedurre che l’assenza è veramente tale quanto più scarseggia di riferimenti all’oggetto. Mentre l’assenza perfetta è paragonabile al nulla, al vuoto, alla dimenticanza totale.
Nello sperimentare il senso dell’assenza, evochiamo il suo contrario, la presenza.
Questo ci porta paradossalmente a crearne l’idea, il sostituto, l’ombra. Che s’impone facendoci provare il dolore della privazione.
Quindi ci sorprendiamo a pensare con maggiore intensità all’assente, a volte in maniera così struggente da renderci estremamente vulnerabili.
Oppure si tenta di configurarla nell’arte, ed ecco che si dipinge, si compone musica, si scrivono versi, presi dal ricordo.
E allora viene da chiedersi se l’Assenza, infine, non sia la prova della Presenza.
Ecco, il Tao rende in immagine ciò che tu scrivi.
Perfetta musica per Assenza-Presenza
Un abbraccio caro, Cri
gb
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grazie e abbraccio ricambiato 🙂
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L’assenza è concetto complesso, Cristina, perché ne possiamo considerare varie categorie: l’assenza di un oggetto reale, quella di un oggetto supposto, quella di un oggetto finora nemmeno supposto, ma immaginabile. L’assenza di Napoleone, personaggio realmente esistito, ma non più in vita, è diversa dall’assenza di un mio amico, momentaneamente in viaggio; l’assenza di Dio, concetto-persona immaginato, ma la cui l’esistenza non è possibile provare, è diversa dall’assenza di un buco nero (o della materia oscura), oggetti non percepibili, ma in qualche modo misurabili. L’assenza di qualcosa di esistente, ma che non conosciamo, è diversa dall’assenz adi qualcosa che abbiamo conosciuto, ma che talvolta si cancella dai nostri ricordi. Insomma, forse ogni tipo di assenza dovrebbe essere definito con parole differenti, tanto per chiarirne meglio il concetto.
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nel concetto di assenza, Guido, io credo sia contenuto quello della presenza, perché, per sentire la mancanza, che sia la perdita di ciò che si aveva, desiderio d’altro, o proiezione dell’oggetto che ci manca, bisogna in qualche modo conoscerne l’esistenza. concreta o astratta che sia.
e, ovviamente, come tu fai notare, di ciò che non conosciamo o non abbiamo conosciuto, non si può avvertire l’assenza.
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o se l’assenza non sia condizione della presenza…
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inscindibili l’una dall’altra
così il Tao
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