dice:
qualcuno si è seduto sul mio letto
un tocco gelido
dalle sue mani alle mie mani
respirava il mio sonno
aggiunge: sarà questione temporale
_il repentino pianto mi sconfigge_
lui non ha più le forze
per contrastare il freddo
anche l’amore gli è di troppo
se ne sta nel suo bozzolo ovattato
tornato un po’ bambino
avrei da dirgli tante cose ancora
ma ormai ci sente poco
e non posso gridare ad alta voce
ciò che andrebbe soltanto sussurrato.
A gesti gli domando se ha paura
no, mi assicura, ed io
_che non ho il suo coraggio_ mi rifiuto
alla cattiva sorte
non voglio rimboccare le coperte
all’ospite in attesa sulla porta
ma non c’è via di fuga
e mi distraggo
facendo finta che va tutto bene
come nei film americani
Bellissima, Cristina, di una dolcezza e una delicatezza così perfette da far male. Poesia che nasce anche, e soprattutto, forse, dalla sofferenza.
Mi sono commossa.
Piera
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cara Piera, nasce da smarrimento, senso di impotenza, pietas e… tanto altro.
grazie di essere passata
cri
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struggente, palpabile, il disagio del sentire, il sentimento che resta, tra le barriere e la loro inutilità… trascendendo l’incomunicabilità che è inutile a se stessa, perchè resta il legame, che è pieno di pietas… grazie Cristina
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un legame che non è possibile ignorare, ma che, nello stesso tempo, fa nascere mille domande, tutte senza risposta…
più che mai, cara Anna, mi sento intrappolata in questa realtà, responsabile di una vita che si affida a me.
a volte mi sento esausta
grazie di essere passata
un abbraccio
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Io diversamente leggo una vicinanza scolorita, di rimbalzo, di ricordo; ciò che si è amato non si straccia, resta silenzioso nel suo angolino e non attende più niente , non più uomo, non più bambino: e noi piangiamo non la sua ma la nostra solitudine.
Narda
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io credo che questi vissuti condizionino perfino i nostri pensieri.
e mi rendo conto sempre più di quanto sia difficile adattarsi alle circostanze che rendono quasi impossibile comunicare con il compagno di una vita.
condivido pienamente che “noi piangiamo non la sua ma la nostra solitudine.”
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Potrei aver capito.
Forse, tornare un po’ bambini, aiuta a non curarsi dell’ospite in arrivo… almeno finchè c’è chi si cura di loro.
Anche io vedo qualcuno che ho amato in una regressione d’infante: mi dice “Bella, sei la più bella tu!” (Fin qui è tutto esattamente come prima: m’ha sempre amata più di tutti.)
Altro che “C’era una volta in America”.
Neanche il più perfido degli sceneggiatori avrebbe inventato tutto questo.
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sì, hai capito.e la regressione di chi hai amato comporta una perdita insostituibile.
per quanto riguarda la sceneggiatura, il demiurgo sonnecchia…
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Secondo me è in anestesia…
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