Penso, dunque scrivo. Scrivo, dunque vivo. O viceversa.
Questo mi confonde; tuttavia la confusione è preferibile alla disperazione.
Nel piccolo caos quotidiano posso cercarmi tra le cose che dimentico e quelle che ricordo.
Essere sopravvissuta al suicidio, e a tanti altri malanni, mi ha permesso di vivere all’insegna della provvisorietà, la stessa che connota anche questi ultimi anni, ma in maniera profondamente diversa: è la cognizione inequivocabile della precarietà dei giorni e dell’avvicinarsi sempre più alla fine.
Per fortuna, o per qualsiasi altra ragione, ho l’opportunità di esternare in questo luogo le mie malinconie, di porgerle a chi legge e che, magari un po’, vi si riconosce.
Diventa necessario distogliere il pensiero dalle angosce, accettare che svapori e si dissolva, a beneficio della libertà: spostarsi di continuo dalle proprie ombre dà modo di muoversi verso chiarezze improvvise e inaspettate. Saltellare tra riflessioni e considerazioni lasciate in sospeso, permette di allontanarsi un po’ anche da sé stessi.
Per chi, come me, non ha fideismi di sorta, è facile sentirsi disgiunti dai contesti in cui si prospettano certezze d’oltre, e nel contempo è difficile adeguarsi alla propria finitezza.
E continuare a vivere malgrado il disorientamento che ne consegue: la logica è tiranna.
Per quanto mi riguarda, il solo valido appiglio è la scienza, che, proiettando nell’infinitamente grande l’infinitamente piccolo, dà la certezza del finire delle cose e la perenne loro trasformazione in altro.
Che dà la consapevolezza dell’incessante (si spera) acquisizione di ulteriore conoscenza, che persegue il miglioramento della vita su questo pianeta. Che non ne elimina ogni male ma ricerca il modo più efficace per alleviare il dolore.
La scienza, scandagliando la realtà ed esigendo prove e verità, è anche carità.
Penso a tutti i seguaci di questa o quella filosofia esoterica, che si infervorano per diete e cure alternative, ma che, se stanno veramente male, si precipitano al pronto soccorso, che sperano in un sollecito ricovero ospedaliero laddove ce ne fosse bisogno, e che si sottopongono a interventi di ogni genere mettendo la loro vita nelle mani del chirurgo. Eppure la ciarlataneria regna sovrana, fallace panacea o placebo, per distogliere la mente dalla nemesi che grava su ciascuno.
semplicemente penso che avere fede aiuta e molto
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lo penso anch’io, Luigi, è per questo che esistono le religioni.
grazie della tua visita.
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Il tempo può proiettarsi solo in avanti. Ha un grande potere, ma anche una sua limitazione.
Questo è per noi certezza, un tavolo che ci vuole vedere seduti davanti al nostro roteare intorno agli eventi.
Se il tempo avesse una coscienza, mi chiedo cosa proverebbe nel trovarci sempre così imprevedibili anche nelle nostre prevedibilità.
Io, per conto mio, bacio la terra che si è fatta gancio imposto al cielo senza divenire impostore. L’equilibrio è la ricerca più importante, quella sacra strada che riconoscerà ad ogni cosa il suo nome e, ad ogni nome, vi attribuirà un giusto valore.
Che dire: siamo in cammino! ❤
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grazie delle tue acute e poetiche considerazioni, cara Brigida.
l’equilibrio è uno stato difficile da raggiungere, ma forse proprio per questa difficoltà troviamo in noi la forza di resistere all’altalena dell’esistenza.
❤
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