del nostro essere terra e inconsistenza
e nel contempo
l’amore che ci addensa e ci colora
ed è mistero a oltranza
eternità e momento
il punto e l’infinito
il segno e il vuoto
la finitezza e l‘immortalità
ho una visione che mi dà conforto
nell’insostanza del pensiero:
che siamo forme ottenebrate d’ansia
nell’illusione della compattezza
eppure stelle
velate per nascondere a noi stessi
negli abissi dei cuori e delle fosse
lo splendore che non potremmo reggere:
il dio di luce che respira in noi
carissima, le tue parole “aprono zolle”.
consolante e, insieme, inquietante pensare che il non conoscer(ci) sia per un eccesso di pienezza, non per l’esiguià dell’essere.
e capire come il prezzo sia, dunque, quello di un pudore ‘velato’.
Bellissimo testo.
un abbraccio,
zena
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per eccesso di pienezza… sì, sì!
e cosa può essere mai se non questa passione che ci trasporta e ci fa traboccare da noi stessi!..
grazie carissima,
un grande abbraccio
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