un sentiero di passi tra le spighe
_l’ho attraversato senza far rumore_
rediviva alla falce e alle tragedie
vivo lontana dalla folla, ma
circondata dal mondo e dal suo inferno
un coro di lapilli nella fiamma
_non c’è pianto di cielo che la spenga_
gli smemorati dei
giocano a pettinare manichini
indifferenti alla moria degli uomini
come soffione senza le radici
_pare che sia volare ma è un inganno_
siamo soltanto fiati
dispersi nel ciclone che nulla aggiunge al tempo
né ci risparmia dalla dispersione
grazie
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incanto
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Un’esistenza lieve?
… o
un suono nella notte con luce di candela.
Cristina,
seduta sulla sabbia del suo deserto
all’alba
apre gabbie d’argento sommerse
e la sua voce emerge
tra minacciosi rimbombi
e contrappunti dissonanti
per accusare e perdonare
tra sciabolate
e arpeggi.
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in fondo così stiamo tutti, tra “sciabolate e arpeggi”….
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