succede che m’incontro
passando tra le assenze di pensiero
_chissà dov’era che mi nascondevo_
e resto ad osservare le mie mani
dico mie
ma è la parola “mie” che mi stupisce:
mi percepisco estranea a ogni possesso
alle funzioni, al corpo, al suo consistere
nella sostanza instabile e mutevole
mi sento immateriale
quasi nuvola
_la nuvola non sa d’essere nuvola_
e forse anch’io non so chi sono io
ci si cammina a fianco
l’una che scrive e l’altra che sfarfalla
in questa polimorfica espansione
immerse in una nebbia tremolante
come il miraggio d’aria
sull’asfalto rovente della strada
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