estranea alle mie braccia
suddivisa
una che sembra tante e in sogno
tra gli scaffali d’un supermercato
incontra la regina d’Inghilterra che
furtivamente mangia un pomodoro
e si confida: sono senza una casa
risponde una di me sofisticata: maestà
l’hanno defenestrata?
Giunge un commesso dalla faccia equina
reca un vassoio di chiavi
ci mostra un falansterio in costruzione
lillipuziani omini nel diorama
a un tratto
sbuffando e sferragliando
passa un convoglio e striscia le vetrine
il capotreno è stanco e sogna il mare
senza binari né stazioni: un cielo
caduto tra le case
gente che vive a vela
sospinta da un respiro di bambino
_un attimo e si è vecchi_
inclusi tutti
adiacenti a colori
prigionieri in un cubo di Rubik
Deliziosa tesoro questa regina defenestrata che ama i pomodori come me.
Ecco spiegato questo senso claustrofobico temporale. A volte nemmeno colorato come il cubo.
Ti voglio bene.
Sgnapis
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quanto mi sei mancata, amica mia carissima!
spero di leggerti ancora, desidero ritrovare il tuo scrivere della vita e di chi l’ha attraversata, lucido e lieve, sempre amorevolmente attento.
ti voglio bene anch’io, tanto.
tuacri
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