Quanto che non conosco
cui non posso pensare
per mancanza d’ipotesi e di dati!
Un infinito rimestare
sbirciando nel fenomeno
evincere quel minimo bastante
per sapermi ignorante
sul confine tra i come ed i perché
nel campo del noumeno
l’universo si espande
e noi quaggiù
_ci appare un sotto, ma non è reale_
seminiamo nel vaso l’io pervaso
lo concimiamo di riflessi astrali
ma nel perenne inverno
_finite le stagioni regolari_
germoglierà nel cuore della neve
algido fiore
un uomogiglio ad imparare ancora
luce e spazio
Nel momento in cui diventiamo consapevoli del nostro “non sapere”, abbiamo già compiuto un importante passo in avanti, mettendo un freno, in qualche modo, alla nostra presunzione.
Mi piace molto l’immagine dell’uomogiglio. Versi, come sempre, molto belli.
Piera
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grazie, Piera,
felice della tua visita.
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essere consapevoli dei propri limiti… da cui partire per imparare ancora, sempre.
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Ecco, per capire qualcosa, giusto qualcosina, dovremmo essere candidi.
Invece siamo pervasi dall’ego.
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