I miei errori
sono lucertole agli ultimi soli
quando le preghiere non vengono esaudite
e le speranze sono di troppo
logorroici a volte
si divincolano da mani strette a cappio
fuggono dagli sfregi che rigarono il sonno
cercano di persuadermi
fuori da logiche e contesti
eppure so
che non sono siffatti da condannarmi a notte
quale virgolartiglio mi sospende
io che appartengo a fiori e stelle
(abbonatemi il senso e le parole trite)
quale necessità di balsamo
nasconde
morbidezze di cielo in lastre di silenzio?
(Febbraio 2011)
Meravigliosa, come sempre! Bellissima anche l’immagine che l’accompagna. Ciao
Gio
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grazie, cara Gio
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La tua poesia che ha un dettato originale e riconoscibilissimo, taglia come la punta di un diamante e pare non fare nessun male.Invece la realtà viene denudata ed evirata: resta l’identità che sta oltre la fragile carne. Resta la luce che taglia l’acciaio. Sono azzeccati anche certi giochi di parole, mai solo intellettualistici.
Narda
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cara Narda, la realtà ci incastra tutti. ma noi persistiamo a riconoscerci pensiero, quid, anima…
quanto non ci basta il corpo!
grazie di considerare la mia poesia riconoscibile e originale, cosa può desiderare di più chi scrive?
i giochi di parole sbucano da quel famoso cilindro, e sorprendono me per prima.
magari è solo un tocco di follia… 🙂
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…virgol-a-rtiglio…
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ehehe… Marta!
🙂
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grazie cristina, grazie di tutto.
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a te, Simo. Ti sono vicina.
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