Era seduto sulla pietra nera
della caverna gelida
il fuoco ormai soltanto cenere
la tramontana urlava intorno al masso
che chiudeva l’imbocco
la femmina pareva che dormisse
di un sonno troppo duro
_il neonato non vagisce più_
entrambi sono immobili
bianchi come i rigagnoli di gesso
aveva disegnato un bue e un cavallo
ora nel buio spariti
ma li vedeva scalpitare vivi
ad ogni lampo
c’era stata la luce per due volte
e per due volte il buio
e ci sarebbe stato ancora il disco giallo
_quell’oro prima che scoprisse l’oro
un Dio di certo_
e mentre intorno gli moriva il mondo
gli scaturì come una fiamma in petto
un frullo in testa
spostò il macigno
ricordò i colori
la valle degradante fino al mare
_nessuno ancora lo chiamava mare_
le bacche rosse di quel buon sapore
il latte di quel docile animale
il fusto adatto per l’affilatura
l’amigdala già pronta da inastare
uscì nel sole
formulò un pensiero
un pensiero d’immagini soltanto
_domani è un altro giorno_
sarebbe stato detto nel futuro
L’ha ripubblicato su Non di questo mondoe ha commentato:
Cristina Bove
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grazie. Franco!
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