A quelli che di semine e raccolti
_mani segnate a calli e terra nera_
fa lo stesso silenzio la poesia
la biografia dei grandi, il saggio storico
le diatribe sui massimi sistemi
gli scambi epistolari
l’astronomia, lo studio dei metalli
la fisica dei quanti
e mille eccetera
quelli che non consumano parole
ma sanno
di malevento e grandine
dell’abbondanza e delle carestie
di lune in alternanza tra le pergole
e che stanno
nella sapienza ruvida dei fatti
come fiori su bocche di cannone
_la miccia coronata è stata accesa_
finito il grano
si morirà di favole e brioches
virali e virtuali
fantasticando di mangiare pane
in realtà tesoro credo che già si stia fantasticando di mangiare pane in mezzo a questa finta lussuosa carestia. Io vedo tanto caos emozionale attorno a me. O forse sono io che sono fuori corso.
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mia cara, a me sembra tutta una mascherata folle, un grottesco aggrapparsi a cose effimere, per distogliere la mente dalla realtà funesta che ci sta intorno e che ci sta mietendo.
perfino questo mio scrivere mi pare solo un diversivo per dis-trarmi dai pensieri cupi.
forse siamo entrambe fuori corso, amica mia.
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