l’edera ha un suono tra le foglie
un suono che s’inerpica sui muri
e sul terrazzo d’improvviso appare
una donna scolpita in lapislazzuli
il blu trafitto da scintille d’oro
come fosse intagliata nella notte
ha uno sguardo che luccica
dice che sente sempre quella musica
_danze polovesiane_
e ride con la bocca falceluna
ride di me fantasma stralunata
e come può la pietra essere viva
farsi leggera nuvola?
Evoca un sogno ch’era la mia vita
_non so come lo so_
sono quell’elfo e me, siamo chi pensa
e chi è pensato
la musica è il segreto matematico
che genera dall’atomo al pensiero
il verbo_ dio
che ci pronuncia in ogni nostra forma
e in ogni fantasia dell’universo
Pingback: Ohm | cristina bove
Fare di più trattati di filosofia , un unicum pensante e giustificativo … ci vuole impegno. Cri, sento stridere i catenacci della solitudine, sento la leggerezza della pietra, la potenza della musica, non sento l’altro. Quale immane tragedia se fossimo soli a investigare sul mondo!
Narda
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cara Narda!
per fortuna incontrare l’altro ci fa da specchio, ci induce ad essere comprensivi con noi stessi primaditutto, e poi ci dà conforto.
grazie di esserci
cri
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Oh Cri, che bella bella è questa tua poesia e quanto mi dice.
Ritorno, cara.
Sono qui soprattutto per darti un abbraccio vero
gb
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grazie,
ricambio affettuosamente il tuo abbraccio
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